Appropriazione indebita e (due casi) truffa: la titolare dei “Viaggi di Tabata” patteggia un anno e due mesi, pena sospesa con l’obbligo di lavori utili alla Caritas
GROSSETO. Il capo di imputazione ha ventotto voci: 26 sono per appropriazione indebita di somme versate da clienti che sognavano di partire per mete esotiche e che invece erano rimasti a terra dopo aver consegnato le somme; 2 per truffa perché l’imputata avrebbe proposto pacchetti di viaggio (e riscosso i relativi importi) con un tour operator che le aveva revocato la delega già da qualche mese.
Per tutto questo complesso di imputazioni, Cristina Licciardi, 44 anni, in qualità di titolare dell’agenzia “I Viaggi di Tabata”, ha patteggiato con il sostituto procuratore Alessandro Leopizzi una pena di 1 anno e 2 mesi. Nessun dibattimento, nessun accertamento di responsabilità: il giudice Giovanni Muscogiuri ha ritenuto congrua la pena concordata tra la Procura e il difensore Rossella Mozzillo e ha ratificato il patteggiamento, subordinando la sospensione della pena allo svolgimento di sei mesi di lavoro di pubblica utilità presso la Caritas.
Così si conclude il primo capitolo per “Tabata” (un altro processo si era concluso nell’estate per quanto concerne l’attività svolta come titolare dell’agenzia Primarete – 2011) una vicenda che aveva tenuto banco per settimane: viaggiatori beffati e infuriati, vacanze andate a monte, querele e quant’altro. Il primo di sette capitoli, perché nel corso dell’anno ci saranno altri sei procedimenti similari, già fissati davanti al Tribunale e difficilmente riunificabili: la Procura ha proceduto mano mano che ha ricevuto le querele, formando fascicoli autonomi. Questo dei 28 capi di imputazione interessa 46 persone: coloro che avevano pronta la richiesta di costituzione di parte civile non hanno potuto esercitare l’azione in questa sede, perché il patteggiamento esclude tale opportunità.
Ci sono persone che, sempre secondo l’imputazione, avevano versato 550 euro per andare in Egitto ma anche (tre coppie) quasi 3.500 euro per soggiornare alle Seychelles. Più di tremila euro, anzi quasi quattromila in un caso, era la cifra versata da una sola persona per salire a bordo della Costa Luminosa che avrebbe solcato i mari dei Caraibi. Qualcuno aveva dato solo un acconto, altri la cifra intera. Una quindicina di clienti volevano andare ai Caraibi, una sarebbe andata in crociera nel Mediterraneo, altri ancora avevano prenotato viaggi a Cuba, in Egitto, a Parigi, in Armenia, in Russia. In un caso di appropriazione indebita, Licciardi avrebbe trattenuto i soldi di un grossetano oggi 26enne che aveva prenotato per due persone un soggiorno Sharm El Sheik: il ministero degli Esteri aveva dato invece indicazioni per annullare i viaggi in quella destinazione per motivi di sicurezza. Era il febbraio 2014. E comunque tutte le contestazioni di questo primo blocco si riferiscono al periodo gennaio-febbraio 2014. Similari le imputazioni : Licciardi non avrebbe mai provveduto a completare l’acquisto del pacchetto prenotato e si sarebbe appropriata del denaro versato dal cliente, con l’aggravante del fatto commesso da titolare di agenzia, con abuso di prestazione d’opera.
Le due ipotesi di truffa concernono crociere prenotati presso Costa Crociere, una nel Mediterraneo per 1.515 euro, l’altra ai Caraibi (due persone) per 2.260 euro: la Procura contestava che la compagnia aveva revocato ogni delega a operare in suo nome e per suo conto già dal settembre 2013.
Fonte Il Tirreno