Da cosa si capisce se un’agenzia di viaggi sta andando bene? La domanda è meno scontata di quel che si potrebbe pensare di primo acchito.
Perché se è vero che i conti a fine anno sono il principale indicatore di un’attività economica redditizia, ci sono però altri fattori da monitorare e coltivare per essere certi di avere un’agenzia di viaggi fiorente. Cinque, in particolare, sono quelli indicati da Stefano Ugolini, coach del settore turismo che non ha paura di snocciolare numeri e fornire consigli mirati alla distribuzione.
Occupazione in primis: il turnover di personale è fisiologico, soprattutto nei grandi punti vendita. Ma è un segnale di benessere se ogni 8 addetti c’è l’ingresso di due new entry under 28, da far crescere e integrare nello staff.
Quindi gli investimenti: quanti agenti di viaggi dedicano del tempo a programmare lungo l’arco dell’anno una somma ragionevole da investire per la propria attività? Secondo Ugolini, “dallo 0,5 al 1,2 per cento del volume di business va investito in brand di prodotto, tecnologia, marketing, partnership, eventi speciali”.
Terzo segnale: il capitale umano. Un’agenzia sta bene quando sa e può incentivare i propri collaboratori: “Il concetto di merito va inseguito e premiato, perché il management è una ricchezza”, chiarisce il manager.
Quarto fattore, il mercato. Il portafoglio clienti di un’adv in perfetta salute dovrebbe essere così composto: 55 per cento di fidelizzati, un 30 per cento di nuovi clienti e il 15 per cento di referral, cioè clienti che arrivano tramite il passaparola.
Infine, diversificazione: meglio avere centri di profitti complementari, perché minimizza il rischio, destagionalizza e mette al riparo dagli scossoni del mercato.
Soprattutto, aggiunge il coach, “la nuova skill è saper creare motivazione: questo è l’elemento fondamentale che fa la differenza tra una buona agenzia e una qualunque”.
Fonte TTG Italia